A fronte dell’importanza assunta dal diritto alla salute quale diritto fondamentale dell’individuo, il consenso informato svolge un ruolo cruciale nel rapporto medico-paziente. Tale istituto, illuminismo della medicina, rappresenta il miglior modo per poter esercitare il proprio diritto all’autodeterminazione, venendo alla luce quale presupposto dell’attività medica, in ossequio al principio personalistico che ispira l’ordinamento italiano. Il paziente, per essere legittimamente sottoposto a qualsiasi tipo di trattamento sanitario, deve poter consapevolmente esplicare, ex ante, la propria legittimante volontà di scelta; in caso contrario, l’attività autonoma del medico finirebbe per sostituirsi a quella del curato, in palese violazione del diritto alla salute (il quale ultimo, in questo senso, non è da intendersi solo come diritto a guarire, ma, anche -e soprattutto!- come diritto a poter scegliere se guarire, oppure no). Esso viene letto come espressione della consapevole adesione del singolo al trattamento proposto dal (ovvero, richiesto al) sanitario e si configura quale vero e proprio diritto inviolabile della persona, “espressione del diritto all’autodeterminazione in ordine a tutte le sfere ed ambiti in cui si svolge la personalità dell’uomo”... (segue)