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Il diffuso lessico quotidiano, nella sua radicale difformità dall’eleganza istituzionale e dalla correttezza giuridica dei termini, già da tempo ha testimoniato la “svolta”: in modo subliminale, fra un’ineffabile distrazione (indicativa del livello di attenzione politico-culturale), ricorre sempre più spesso all’espressione “pubblico sovrano”; versione democratico-televisiva che sostituisce l’antica categoria ideologica di “popolo sovrano” (lasciata cerimonialmente presenziare come un totem inerte). Il “pubblico sovrano”, diversamente dal “popolo sovrano”, non ha mediatori, vota col cellulare o via internet: democrazia diretta hig tech. E’ una strada su cui ormai si sono incamminati nuovi movimenti d’opinione nati, a differenza dei tradizionali partiti, fuori della “galassia Gutenberg”. E’ una svolta che marca radicalmente anche la storia della democrazia e che pone alcuni interrogativi di fondo: la democrazia (e la sua storia) coincide con quella della rappresentanza parlamentare (e della sua storia)? E ancora: la rappresentanza parlamentare è l’unica forma di rappresentanza politica? La rappresentanza parlamentare è stato un concetto estraneo alla storia moderna dell’Europa continentale. Presente solo nella tradizione politico-giuridica britannica, ha riscosso ammirazione diffusa da quando l’Illuminismo francese ne ha fatto un modello teorico (privo dunque di radicamento storico-pratico) di confronto con l’assolutismo regio di casa... (segue)