editoriale di Carlo Curti Gialdino
Il tema della rilevanza per l’Italia della presidenza del Consiglio dell’Unione europea, che cade nel secondo semestre 2014, è stato finora oggetto di discordanti valutazioni quanto alla valenza politico-istituzionale dell’appuntamento rispetto al complessivo percorso dell’integrazione europea. Il richiamo di qualche passaggio serve a rapidamente illustrare tale differenza di valutazioni. D’obbligo è iniziare con l’autorevole opinione del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, non solo in ragione della sua attuale posizione istituzionale, ma anche in quanto profondo conoscitore delle procedure europee per i diversi ruoli rivestiti in Europa, oltre che nel nostro Paese. Il Presidente Napolitano, nel tradizionale incontro al Quirinale con l’Associazione della stampa parlamentare per la consegna del “Ventaglio”, che ha avuto luogo il 18 luglio 2013, ha definito il semestre italiano di presidenza del Consiglio dell’Unione nel 2014 come una “occasione cruciale e banco di prova per il rilancio dell’Ue e il ruolo d’uno Stato fondatore come il nostro”. Da parte sua, il Presidente del Consiglio Enrico Letta ha avuto modo di fare riferimento al semestre italiano di presidenza del Consiglio dell’Unione europea in diverse occasioni. Merita di essere richiamato, anzitutto, il riferimento effettuato durante la conferenza stampa a chiusura dell’incontro avvenuto a Roma il 15 luglio 2013 con il Premier maltese Joseph Muscat, ove affermò di essere “convinto che [nel semestre] faremo... (segue)