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FOCUS - Human rights N. 1 - 22/01/2016

 La questione del 'fine vita' e il ruolo del giudice europeo: riflessioni a margine del caso Lambert c. Francia

Il caso Lambert e altri c. Francia, deciso dalla Grande Camera della Corte europea dei diritti dell’uomo nel giugno scorso, ha diviso la famiglia del Sig. Lambert, l’opinione pubblica francese ed europea e anche i giudici della Corte di Strasburgo. Probabilmente non avrebbe potuto esser altrimenti dato che la questione concerneva il delicatissimo tema del “fine vita” che, per sua natura, coinvolge non solo l’elemento giuridico ma anche l’ambito medico-scientifico e i convincimenti etici e morali dei protagonisti (giudici inclusi) della vicenda. Quanto il caso abbia scosso le coscienze è testimoniato anche dal fatto che i cinque giudici dissidenti sono giunti ad affermare che, con questa decisione, la Corte ha perso il diritto di essere considerata la coscienza dell’Europa, parole che pesano non poco sul resto dei componenti della Grande Camera. Dalla decisione della Corte, e, soprattutto, dalla frattura creatasi al suo interno, emerge, quindi, tutta la difficoltà di decidere su una materia in cui la mera applicazione del diritto rischia di essere troppo o troppo poco rispetto al tema trattato.Altro aspetto che rende il caso Lambert interessante e particolarmente rilevante è il fatto che per la prima volta la Corte EDU non ha dichiarato irricevibile un ricorso avente ad oggetto la questione dell’interruzione delle cure mediche ma ha deciso di misurarsi con tali problematiche. Si ricorda, infatti, che nei precedenti casi GlassBurke e Ada Rossi e altri il giudice di Strasburgo ha sempre dichiarato l’irricevibilità o ratione personae o perché il ricorso appariva mal fondato o manifestamente infondato in relazione agli artt. 2 e 3 CEDU... (segue)

 



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