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Il rapporto tra politica e giurisdizione sembra oggi involto in processi nuovi, nuovi per profondità e per potenza nell'incidere sui tratti strutturali dell'ordinamento: ove per politica si intenda sia la sfera del comando politico, legislativo anzitutto, sia, in termini più complessivi, l'ambito della scelta dei fini e degli strumenti per perseguirli, della conciliazione e della selezione di interessi e valori, dell’affermazione plurale di visioni generali della società e delle sue articolazioni, delle fratture nella proiezione e nella rappresentazione che se ne compie nel contesto istituzionale. E per giurisdizione il campo d'azione di tutte le magistrature (ordinaria, amministrativa, contabile, tributaria), includendo il ruolo della giustizia costituzionale, ma anche, in termini più complessivi, la funzione costituzionalmente ascritta alla giurisdizione nel sistema di governo. Novità per profondità e per potenza: il rilievo e la natura stessa dei fatti che si sono venuti compiendo nel periodo più recente si propongono come gli esiti della trasformazione di cui si possono già prefigurare gli effetti potenziali sulla nostra forma di stato (effetti potenziali destinati a essere tradotti in atto, se non vi sarà una ripresa di campo della decisione politica). Una trasformazione i cui tratti possono riassumersi nella tendenza pervasiva della giurisdizione, che tende a creare autonomamente le regole della propria azione, e nella tendenza recessiva della politica, che stenta a dare alla giurisdizione... (segue)