editoriale di Luisa Cassetti
A prima lettura appaiono giustificati i toni che la stampa ha utilizzato per sottolineare l’importanza e la complessità della recentissima sentenza con cui il Tribunale costituzionale federale tedesco (
BverfG) ha nella sostanza dichiarato la compatibilità con la Legge fondamentale tedesca (
Grundgesetz, GG) della legge di ratifica del Trattato di Lisbona del 2007, ma ha altresì imposto le condizioni che dovranno essere inserite nella collegata legge ordinaria sul rafforzamento dei poteri del parlamento tedesco volta a garantire l’effettiva partecipazione dell’organo nei futuri processi legislativi e decisionali europei.
In effetti, le condizioni imposte dai giudici costituzionali tedeschi sono destinate a procrastinare la firma della ratifica da parte del presidente della repubblica, firma che dovrà essere preceduta dai passaggi parlamentari necessari per l’approvazione di una legge che contenga tutti i presupposti indicati dal Tribunale costituzionale federale e quindi sia in grado di garantire concretamente il potenziamento dei poteri del Bundestag e del Bundesrat rispetto alle responsabilità ed alle competenze che il Trattato di Lisbona riconduce ai parlamenti nazionali.
Da un lato, con l’approssimarsi delle elezioni parlamentari del prossimo autunno, il governo della cancelliera Merkel ha tutto l’interesse a chiudere la partita della ratifica del Trattato di Lisbona, nella consapevolezza del valore “politico” delle affermazioni dei giudici costituzionali sulla sostanziale compatibilità di questo con i principi del GG; dall’altro lato, le condizioni imposte al parlamento per rafforzare la sua posizione nel dialogo con le istituzioni europee e la conseguente dilatazione dei tempi per la ratifica potrebbe innescare un meccanismo di rallentamento a catena visto che il presidente della Polonia Kaczynsky ha dichiarato di voler attendere la chiusura del processo di ratifica da parte della Germania e l’esito del referendum irlandese del prossimo autunno, esito in verità atteso anche dal presidente ceco Klaus.
(segue)