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L’area mediterranea è da sempre stata caratterizzata da forti squilibri di carattere economico, politico e demografico, che costituiscono la principale fonte dei massicci flussi migratori da Sud a Nord. È dunque possibile scorgere nel fenomeno migratorio uno dei fattori determinanti che ha indotto i Paesi rivieraschi del Mediterraneo ad una più stretta cooperazione. La Conferenza intergovernativa euromediterranea di Barcellona del 1995 aveva dato vita ad un nuovo contesto delle relazioni fra l’Unione europea ed i Paesi del bacino mediterraneo, istituendo il cosiddetto Partenariato euromediterraneo, il cui obiettivo era quello di superare il bilateralismo classico di tali relazioni, dando vita ad una politica multilaterale che favorisse la piena integrazione nello spazio europeo dei Paesi della riva Sud del Mediterraneo. Sin dall’inizio, tuttavia, proprio in tema di immigrazione, la divergenza tra gli interessi e le esigenze degli Stati membri da un lato ed i paesi partner dall’altro fu evidente, costituendo per i primi la lotta all’immigrazione irregolare l’unica vera priorità, per i secondi la tutela delle comunità emigrate e delle risorse economiche costituite dalle rimesse. Tali divergenze si sono poi tradotte in uno stallo che le successive riunioni dei Ministri non sono riuscite a superare. In generale, i risultati raggiunti... (segue)
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