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Con la sentenza n. 210 del 2013 la Corte costituzionale è intervenuta su una questione di diritto penale particolarmente complessa e articolata, che coinvolge il sistema complessivo delle norme, sostanziali e processuali, funzionali a consentire la revoca delle sentenze definitive di condanna inflitte sulla base di una legge che, a seguito di una successiva pronuncia della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, risulti in confitto con un diritto fondamentale sancito dalla Cedu (ponendosi pertanto in una situazione sostanziale di c.d. “illegittimità convenzionale”). L’interesse della decisione trascende pertanto la specifica vicenda normativa oggetto del giudizio per assumere anche rilievo teorico e generale in merito ai rapporti tra diritto nazionale e diritto Cedu, in particolare in relazione alla portata sistematica delle pronunce della Corte di Strasburgo, con specifico riferimento ai potenziali effetti sui rapporti giuridici (teoricamente) intangibili nell’ordinamento interno in quanto cristallizzati in un giudicato irrevocabile di condanna. Da una pur sintetica ricostruzione della concreta vicenda oggetto del giudizio – analiticamente descritta dalla Corte e analizzata da una serie di acuti e approfonditi contributi dottrinali che hanno costantemente monitorato e studiato la questione nelle sue numerose sfaccettature – occorre tuttavia muovere per comprendere a pieno i termini della questione e cogliere le rilevanti e problematiche implicazioni sistematiche ad essa connesse... (segue)
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