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FOCUS - Human rights N. 2 - 03/04/2015

 Obiezione (parziale) di coscienza e diritto d'asilo: il militare che diserta deve giustificare la sua condotta e gli elementi alla base del suo rifiuto di prestare servizio

Con sentenza del 26 febbraio 2015 (causa C-472/13 Shepherd c. Germania) la Corte di Giustizia si è pronunciata sul primo e singolare caso di richiesta d'asilo avanzata da parte di un militare statunitense nell'Unione europea. Il giudice tedesco davanti al quale pendeva il caso in questione, infatti, tramite il rinvio pregiudiziale ha chiesto alla Corte di Lussemburgo di esprimersi sul diritto d’asilo in rapporto con l’obiezione di coscienza al servizio militare, offrendo così l’opportunità per precisare alcune disposizioni contenute nella direttiva 2004/83/CE (cd “direttiva qualifiche”). Oggetto della pronuncia pregiudiziale è la portata della protezione accordabile a un militare, richiedente asilo sulla base del rischio di subire sanzioni in conseguenza del suo rifiuto di prendere parte a determinate operazioni belliche, condotte dal proprio esercito nazionale ritenuto, a suo giudizio, autore di crimini di guerra. La Corte di Giustizia, come si vedrà meglio in seguito, giudica che, in casi simili a quello di specie, la concessione della protezione internazionale è subordinata alla condizione che il richiedente asilo fornisca efficacemente prova del fatto che sarebbe stato coinvolto, anche indirettamente, nei crimini di guerra asseriti e che la diserzione abbia rappresentato la sola opzione a sua disposizione per sottrarsi alla commissione degli stessi. Nel rispondere alle questioni sottopostele, la Corte ha dovuto ragionare in particolare sull’interpretazione di norme all’apparenza applicabili senza grosse difficoltà ma che, al contrario, hanno fatto emergere la necessità di concentrarsi su nozioni e concetti tutt’altro che scontati e univoci, come quelli di servizio militare e membro delle forze armate, nonché su aspetti altrettanto complessi, quali quelli di obiezione di coscienza e di conflitto internazionale. Il tutto, peraltro, sfiorando e rischiando di toccare questioni politiche e diplomatiche di una certa delicatezza, relative al dissenso verso un conflitto – quello guidato dagli Stati Uniti in Iraq - tanto controverso quanto criticato... (segue)



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