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FOCUS - Human rights N. 3 - 03/07/2015

 La Corte suprema del Canada, il suicidio assistito, l'uso dei precedenti. Brevi note a margine del caso Carter v. Canada (Attorney General), 2015 SCC 5

Con la sentenza Carter v. Canada, adottata all’unanimità, la Corte suprema canadese ha dichiarato l’incostituzionalità del divieto generalizzato di suicidio assistito. Si tratta senz’altro di una sentenza dalla portata storica, non solo perché compie l’overruling della precedente decisione della Corte suprema del 1993, la sentenza Rodriguez v. British Columbia, ma anche perché si inserisce all’interno di un acceso dibattito pubblico in materia di suicidio assistito: a livello canadese, essa giunge a legalizzare questa pratica, riuscendo laddove, nonostante l’orientamento favorevole dell’opinione pubblica, il legislatore aveva più volte fallito. A livello comparato, poi, la sentenza Carter potrà influenzare le decisioni future che le Corti di altri paesi saranno chiamate a prendere sul tema, come si cercherà di mostrare nelle conclusioni. All’origine della pronuncia del 6 febbraio 2015, ci sono vari ricorsi presentati nel 2011 di fronte alla Corte suprema della Provincia della British Columbia da Lee Carter e Hollis Johnson, due coniugi che avevano aiutato un membro della loro famiglia a recarsi in Svizzera per sottoporsi al suicidio assistito, da William Shoichet, un medico favorevole a tale pratica, nonché da Gloria Taylor, malata terminale affetta da sclerosi laterale amiotrofica, che avrebbe voluto poter ricorrere al suicidio assistito, e dalla British Columbia Civil Liberties Association (BCCLA), un’organizzazione non governativa impegnata nella lotta per la tutela diritti civili. Tali ricorsi, volti a ottenere la dichiarazione di incostituzionalità delle disposizioni del codice penale relative al suicidio assistito, sono stati dapprima accolti dalla Corte suprema della British Columbia, la quale ha rinvenuto una violazione degli artt. 7 e 15 della Carta dei diritti e delle libertà tale da non poter essere giustificata sulla base dell’art. 1. La decisione del giudice di primo grado è stata successivamente impugnata dal Governo federale di fronte alla Corte d’appello provinciale, che ha ritenuto che la Corte suprema della provincia fosse vincolata, in base al principio dello stare decisis, al rispetto della precedente pronuncia della Corte suprema del Canada, Rodriguez v. British Columbia. L’organizzazione BCCLA ha dunque impugnato la decisione della Corte di appello di fronte alla Corte suprema del Canada, la quale ha adottato la sentenza qui in esame... (segue)



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