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La libertà di espressione del ricorrente, esponente politico e parlamentare di un partito di opposizione, è violata per effetto della condanna per calunnia inflittagli in conseguenza delle accuse pubblicamente formulate, in una conferenza stampa presso la sede del suo partito, nei confronti di un esponente del partito di maggioranza nonché capo dei servizi segreti macedoni relativamente ad abusi che questi avrebbe compiuto traendo illecito vantaggio dalla propria posizione. Il luogo e l’occasione delle dichiarazioni e la carica parlamentare ricoperta dal ricorrente, secondo la Corte, denotano di queste il carattere eminentemente politico, tale da richiedere un rigoroso scrutinio delle ragioni alla base di restrizioni da porsi alla libertà di espressione.
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