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A distanza di quasi trent’anni dall’emanazione della legge n.400 del 1988, che a sua volta dava attuazione dopo altri quarant’anni all’art.95 Cost., l’ordinario sistema delle fonti risulta stravolto non solo dal moltiplicarsi dei centri di produzione normativa (il c.d. policentrismo delle fonti), ma anche dalle profonde alterazioni del rapporto tra norme primarie e norme secondarie, confondendosi i labili confini tra fonti governative con forza di legge e regolamenti, al punto tale da spingere autorevole dottrina ad ipotizzare l’esistenza di una riserva di regolamento. L’espansione e la crescita della potestà regolamentare, anche a seguito dell’intensificarsi dei regolamenti di delegificazione e di quelli che disciplinano l’organizzazione e il funzionamento delle pubbliche amministrazioni, non poteva non ripercuotersi sull’elaborazione dottrinaria e sui più recenti arresti giurisprudenziali, tenuto conto anche del contemporaneo affievolirsi del primato della legge. Tra i tanti profili di criticità del potere regolamentare, quali il suo fondamento, la sua identificazione, le caratteristiche e le relative forme di controllo, l’attenzione della dottrina è stata a lungo attratta dalla dibattuta alternativa tra annullamento e/o disapplicazione dell’atto regolamentare, vera e propria cartina di tornasole delle problematiche connesse alla giustiziabilità dei regolamenti nelle loro variegate e differenti tipologie, generatrice, tra l’altro, di interpretazioni estensive dei criteri di accesso alla giustizia amministrativa... (segue)
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