In via preliminare, vale la pena notare che se il referendum è tradizionalmente annoverato fra gl’istituti di “democrazia diretta” (e tale lo ritennero gli stessi Costituenti) e viene dunque perciò contrapposto ai meccanismi della “democrazia rappresentativa”, lo stesso istituto si allontana pur sempre – com’è stato peraltro ampiamente osservato – dai moduli tipici della democrazia “diretta” classica essenzialmente basati sull’effettiva compresenza dei cittadini riuniti nello stesso identico luogo (o in più luoghi diversi ma sempre in contemporanea) al fine di deliberare a séguito di un pubblico dibattito. Come per il voto politico, infatti, anche il voto referendario avviene da parte di ciascun elettore in modo del tutto separato e distinto dagli altri attraverso la compilazione della scheda deposta nell’urna della propria sezione elettorale senza alcun previo dibattito che non sia quello della campagna referendaria, modellata peraltro sulla stessa falsariga di quella elettorale. Né pare essenzialmente diversa la situazione rispetto alle forme più innovative di partecipazione diretta dei cittadini elettori alla determinazione di orientamenti politici, poi rappresentati, nelle sedi istituzionali, da parte di soggetti eletti, che si servono della rete Internet. Vale, in effetti, la pena osservare che anche i “referendum” che ricorrono a piattaforme telematiche dedicate per mezzo delle quali gl’iscritti in possesso di specifiche credenziali di accesso sono in grado di interagire, si svolgono pur sempre attraverso la selezione di una opzione da parte dell’utente che “vota” in modo solitario e separato rispetto agli altri e con la possibilità solo indiretta di formarsi un’opinione, sempre nei limiti vuoi dei contenuti resi disponibili dal gestore della piattaforma vuoi delle modalità operative che esso presceglie per rendere possibile il “dibattito virtuale” prima del “voto virtuale”. Inoltre, come nel voto politico (tradizionale) il cittadino esprime una scelta (oltreché sulla persona del proprio rappresentante anche) sulla proposta politica di cui si fa portatore colui che si candida e il partito nella cui lista è candidato, così pure nel voto referendario (tradizionale) l’elettore manifesta una scelta politica (sul quesito sottopostogli). Da questo punto di vista, perciò, il referendum lungi dal rappresentare una forma di democrazia radicalmente altra e distinta rispetto a quella “rappresentativa” (come sovente appare all’opinione pubblica anche attraverso le recenti rivisitazioni dell’istituto compiute da specifici movimenti politici) condivide con quest’ultima la modalità stessa di formazione ed espressione della sovrana volontà popolare potendosi quindi ben innestare nel tronco stesso della democrazia rappresentativa... (segue)
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