
Per rispondere ad alcune delle domande di questa iniziativa di studio, il presente intervento si svilupperà attraverso alcune notazioni sommarie, descrittive di alcuni caratteri dei regolamenti ministeriali, ricostruiti attraverso uno studio dei dati normativi, della prassi e della giurisprudenza. Le notazioni riguarderanno, rispettivamente, come questi regolamenti sono approvati, quanti sono (le dimensioni quantitative dei regolamenti ministeriali) e cosa sono, toccando, per questa via anche il problema dei cd. decreti non regolamentari. Su questa base, senza alcuna pretesa di completezza, ma solo allo scopo di alimentare la discussione sul tema assegnato, nelle conclusioni si cercherà di schizzare un profilo dei regolamenti ministeriali nel contesto del sistema istituzionale. In estrema sintesi, il punto essenziale pare questo: storicamente, la prassi regolamentare si è sviluppata soprattutto all’insegna di esigenze pratiche, politico-istituzionali, più che in conformità a disegni costituzionali prestabiliti e concettualmente nitidi; oggi, ciò trova riscontro nella prassi relativa ai regolamenti ministeriali, la quale presenta tratti di complessità, fluidità e persino contraddittorietà. Dunque, occorre accostarsi al tema con cautela e realismo, naturalmente senza rinunciare a tentare (e ritentare continuamente) di dare, a questa materia riottosa, definizioni e inquadramenti logici e coerenti con il diritto positivo. A prescindere da ogni considerazione sulle responsabilità della dottrina in situazioni simili, è proprio il diritto positivo a richiederlo, come testimonia la giurisprudenza, soprattutto amministrativa... (segue)
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