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L’Unione bancaria europea, e con essa l’implementazione dell’integrazione europea, richiede di essere contestualizzata e riguardata nel contesto della perdurante situazione di crisi economico-finanziaria, la quale ha palesato l’inadeguatezza e le inefficienze di una vigilanza, sì coordinata, ma sostanzialmente nazionale. La crisi scoppiata nel 2007 ha, difatti, impresso una forte accelerazione al processo di integrazione fra gli Stati appartenenti all’Eurozona in una rafforzata ottica federalista, di cui l’adozione della moneta unica e il conferimento alla Banca Centrale Europea delle funzioni di politica monetaria hanno rappresentato una prima embrionale manifestazione. Proprio l’insorgere della crisi, che sul fronte dell’attività degli istituti bancari ha palesato le più forti criticità, ha richiesto un ripensamento dell’intero impianto di regolazione e vigilanza del mercato unico del credito, fino al progetto di edificazione dell’Unione bancaria europea. Lo stesso regolamento istitutivo del Meccanismo unico di vigilanza, il reg.(UE) n. 1024/2013, sottolinea come il coordinamento tra autorità di vigilanza, sebbene essenziale, non sia sufficiente, dovendosi ammettere l’opportunità di un maggior livello di integrazione delle competenze di vigilanza. Il contesto di crisi transnazionale, la quale – per definizione – richiede interventi che trascendono i confini delle singole realtà statuali, ha rappresentato, dunque, un fattore determinante nell’attribuzione alla BCE di un nuovo ruolo strategico, aggiuntivo rispetto a quello già esercitato nell’ambito della politica monetaria. Due le ragioni, di natura sia strutturale che contingente. Da un lato, la difficoltà di conseguire la stabilità di sistemi finanziari fortemente integrati, tramite l’attribuzione, a livello nazionale, delle competenze di vigilanza e la definizione, a livello di Unione europea, di meccanismi di mero coordinamento. Dall’altro, l’esigenza di evitare il contagio tra settore bancario e settore sovrano. Come constatato da Luciano Gallino, l’origine della crisi degli anni 2007-2008 andrebbe, non a caso, ravvisata nel malfunzionamento delle banche e delle istituzioni finanziarie in genere. In tal senso, la crisi sarebbe stata il risultato di una risposta sbagliata – in sé di ordine finanziario, ma fondata su una larga piattaforma legislativa – che la politica ha dato al rallentamento dell’economia reale già in corso da lungo tempo… (segue)
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