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Con il presente studio si è voluto esaminare il federalismo sotto un’angolazione particolare, verificando cioè se sia possibile ipotizzare l’esistenza di una relazione privilegiata tra la scelta di una politica di regolazione (anziché di gestione), quale strumento di intervento nell’economia, e la struttura di governo territoriale adottata da uno Stato. Nella fattispecie, si è voluto analizzare se e quanta maggiore probabilità vi sia che un Stato decentrato adotti un modello di amministrazione indipendente, là ove notoriamente lo Stato regolatore, con cui questi nuovi organismi pubblici si accompagnano, si distingue per il bisogno di una maggiore frammentazione dei poteri pubblici e si caratterizza per la presenza di dinamiche di mercato regolate da norme giuridiche con le quali si intende «segnare il confine generale delle libere scelte attuabili dagli operatori economici», anziché assicurare la conformazione a specifici contenuti di determinate attività. Sovente, è il rafforzamento delle autonomie stesse ad aver richiesto uno Stato più leggero, capace di rinunciare a compiti di gestione per svolgere, al suo posto, una funzione regolatrice di raccordo. A titolo di premessa va prima di tutto chiarito cosa siano le autorità amministrative indipendenti. Esse rappresentano un modello di organizzazione ed esercizio delle funzioni pubbliche preordinate al governo dell’economia basato essenzialmente su una regolazione indipendente del mercato o dei singoli mercati rispetto al potere politico dell’esecutivo, in modo da garantirne una maggiore imparzialità rispetto agli interessi coinvolti. Due sono i tratti che appaiono caratterizzare le amministrazioni indipendenti (o, altrimenti definite, authorities): da un lato, l’elevata expertise tecnica di cui devono essere muniti non solo gli uffici ma anche gli organi di vertice di questi organismi; dall’altro l’indipendenza (che è l’elemento distintivo per eccellenza), sia dall’indirizzo politico che dal mercato e dalle imprese regolate… (segue)
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