
La Spagna è stato uno dei Paesi più colpiti dalla crisi finanziaria e ha sofferto, insieme con l’Italia e altri Stati della zona Euro, l’impatto delle politiche europee di austerità, nonostante la sua situazione economica, specialmente per quanto concerne il rapporto del debito pubblico in relazione con il PIL, non era particolarmente preoccupante quando cominciò la crisi economica. A questo riguardo occorre evidenziare che queste politiche di austerità non erano giustificate da ragioni economiche e che, almeno nel caso della Spagna, nonostante lo scoppio della bolla immobiliare, la situazione del sistema finanziario non era tanto problematica come in altri paesi (con l’eccezione delle Cajas de Ahorro) e le condizioni economiche avrebbero permesso politiche differenti se non fosse stato per le limitazioni derivanti dall’appartenenza alla zona Euro, che impedivano l’utilizzazione di meccanismi finanziari tradizionali per fare fronte alla crisi e risolvere la mancanza di liquidità. Queste limitazioni misero la Spagna, come l’Italia, in una situazione molto svantaggiosa nei confronti degli speculatori finanziari, fino all’arrivo di Mario Draghi alla Presidenza della Banca centrale europea che diede luogo ad un cambio di orientamento e pose le basi per il superamento della crisi dell’Euro. L’“interpretazione economica della Costituzione”, che si impose durante gli anni della crisi, portò ad una penetrazione dei vincoli di bilancio in tutti gli ambiti della vita pubblica, alterando le basi della struttura costituzionale del nostro paese come degli altri Stati membri, non solo nell’aspetto sociale, ma anche in quello democratico, nei diritti politici e nella decentralizzazione territoriale. Questa interpretazione economica ha posto la Costituzione in “stand by” lasciando in sospeso le sue funzioni fondamentali: dal controllo del potere fino alla garanzia dei diritti costituzionali, passando per l’articolazione del pluralismo politico e la risoluzione dei conflitti sociali e politici. Dal punto di vista dei diritti sociali, le politiche di austerità hanno colpito uno degli elementi essenziali del consenso sociale che diede luogo alle costituzioni normative e hanno danneggiato gravemente la struttura dello Stato sociale, che è un principio fondamentale del nostro sistema costituzionale. Il pilastro sociale europeo deve inquadrarsi all’interno di questo contesto, nel quale le politiche promosse dall’Unione hanno generato un’immagine molto negativa dell’Europa all’interno degli Stati membri e hanno provocato trasformazioni rilevanti nei sistemi politici di alcuni paesi, con una forte involuzione democratica. In Spagna, questa involuzione democratica è stata prodotta senza apparenti costi politici, nella misura in cui i due grandi partiti politici che fino a poco tempo fa detenevano da soli le maggioranze di governo erano d’accordo nell’applicazione delle politiche economiche “raccomandate” dall’Unione europea. Inoltre, il Tribunale costituzionale ammise queste politiche in virtù delle condizioni economiche esterne, modificando gli indirizzi giurisprudenziali precedenti, che sono stati espressi nei voti particolari presentati nelle sentenze relative alla crisi. Ad ogni modo, con il passare degli anni, è stato evidente il malessere che si stava generando nella società spagnola, che si è riflesso nella nascita di nuovi attori politici che hanno indebolito il peso dei partiti tradizionali. La ripresa economica non ha cambiato questa situazione, sebbene consenta che le misure di austerità siano in qualche misura allentate. Il pilastro sociale europeo sembra provare a restaurare una concertazione sociale che era praticamente scomparsa con la crisi e promuovere misure nell’ambito lavoristico e sociale che permettano di recuperare l’immagine molto compromessa del progetto di integrazione europea, mitigando la percezione del regresso storico che è avvenuto negli ultimi anni. La Spagna è un paese profondamente europeista, a causa di diverse circostanze storiche e politiche che riguardano la preoccupazione di rompere il suo isolamento tradizionale di fronte all’Europa, nonché la sua esperienza positiva dell’integrazione europea, che spinse lo sviluppo del nostro paese, e la peculiarità della circostanza che non esiste un partito di estrema destra antieuropeo con una rappresentanza parlamentare e che la sinistra critica con l’Europa nemmeno è radicalmente antieuropea. Potremmo affermare che il dibattito sull’Europa è più sereno in Spagna che in altri paesi europei, in termini generali… (segue)
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