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Il tema di questo intervento è molto ampio, ma la scelta di analizzare la giurisprudenza della Corte costituzionale nasce dalla constatazione che lo studio dei diritti degli stranieri trova nell’opera della Corte un punto di riferimento essenziale: controllando la legittimità degli atti del legislatore, infatti, quest’ultima ha progressivamente delineato lo statuto dello straniero, attraverso una lettura della Carta fondamentale che non si ferma al dato testuale delle disposizioni. E’ ovviamente impossibile ricostruire in questa sede tutta la giurisprudenza costituzionale in materia, mi limiterò perciò a tratteggiare alcuni quadri, finalizzati a mettere in evidenza le peculiarità della posizione dello straniero e, soprattutto, la problematicità dell’approccio che il nostro Paese mantiene nei confronti del fenomeno migratorio. Prima di affrontare il caso italiano, però, può essere opportuno ‑ in premessa ‑ ribadire la necessità di una lettura globale delle tematiche in oggetto, non limitata alla situazione contingente di un singolo Stato, così da poter meglio cogliere i problemi ma anche le potenzialità delle migrazioni. In tale prospettiva è particolarmente utile avvicinare gli studi giuridici a quelli dei cultori di altre discipline, come quelle sociologiche e demografiche, ma anche storiche, filosofiche ed economiche, come è avvenuto nel Convegno da cui trae spunto questo contributo. Le riflessioni dei giornalisti più avveduti offrono anch’esse interessanti sollecitazioni. Si possono citare i titoli di due recenti volumi ‑ entrambi pubblicati nel 2016 ‑ indicativi della complessità della situazione attuale: Dominico Quirico, Esodo. Storia del nuovo millennio e Massimo Franco, L’assedio. Come l’immigrazione sta cambiando il volto dell’Europa e la nostra vita quotidiana. I contenuti sono ovviamente molto articolati, ma i titoli (al di là di chi abbia operato la scelta) sono certamente evocativi. Si può partire, dunque, da alcune considerazioni che emergono da studi non giuridici e cioè dalla constatazione della “normalità” del fenomeno migratorio, dalla sua presenza costante nella storia dell’umanità, seppur diversamente caratterizzato nelle varie epoche. Nel loro libro Libertà di migrare, Valerio Calzolaio e Telmo Pievani affondano l’analisi nelle origini dell’umanità, ripercorrendo l’evoluzione storica sino all’epoca contemporanea. Ma anche guardando ai periodi a noi più vicini, gli studiosi sono in grado di individuare delle costanti che caratterizzano il fenomeno migratorio: «Anche se ogni migrazione ha qualcosa di suo da raccontare, in realtà molti aspetti si ripetono nel tempo, specialmente per i possenti movimenti di persone che si susseguono dall’inizio della rivoluzione industriale. Tre parole si rincorrono sempre nelle storie migratorie: necessità, selezione, integrazione»… (segue)
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