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FOCUS - Le Anchor Institutions nella società liquida N. 4 - 27/09/2019

 Nuove forme di cooperazione pubblico-privato per lo sviluppo locale: modelli europei a confronto

In seguito alla prima fase della ricerca sulle Anchor Institutions, nella quale si è effettuata un’analisi comparatistica ad ampio raggio, si è ritenuto di sviluppare alcuni specifici spunti che promettevano di essere particolarmente interessanti e fecondi. In primo luogo si è ritenuto importante approfondire l’analisi dettagliata degli esperimenti di collaborazione orizzontale pubblico-privato a livello locale sviluppatisi in altri Stati europei, scegliendo alcuni casi già menzionati nelle relazioni della fase 1 ed estendendo però l’analisi anche all’interessante caso olandese del Brainport Eindhowen. L’esercizio comparatistico non è stato ovviamente fine a se stesso, ma dovrebbe essere finalizzato all’utilizzo di esperienze straniere per individuare modelli di collaborazione pubblico/privato di tipo istituzionale che siano adattabili a situazioni concrete e vicine al territorio di riferimento. L’esito di tale ricerca, svolta dal Prof. Roberto Caranta, ha restituito alcune considerazioni interessanti e per certi aspetti controintuitive. Si è infatti rilevato che gli strumenti giuridici utilizzati dagli attori degli esperimenti in UK e nello stesso caso di Brainport Eindhowen non sono sempre in linea con la normativa europea, anche se non risulta comunque ad oggi alcun intervento giurisprudenziale nei loro confronti. Tale risultato induce a riflettere circa la necessità di introdurre alcune modifiche alla normativa europea per consentire la sperimentazione di Anchor Institutions di particolare valore per il territorio oppure, forse più realisticamente, circa la prevalenza del principio di effettività su quello di legalità. Nella relazione del Prof. Caranta è anche emersa la particolare rilevanza dell’interazione tra le due classiche forme di Anchor Institutions, riconosciute come tali dalla letteratura internazionale: Università ed Ospedali (Eds & Meds), spesso messe in collegamento grazie all’intermediazione delle fondazioni private con solide basi territoriali. Proprio in tal senso ha preso le mosse la seconda relazione, predisposta dal prof. Giuseppe Valditara, circa le nuove forme di organizzazione e di gestione che possono assumere le Università grazie all’attuazione dell’articolo 2 comma 1 L. 240/2010 il quale pare finalmente essere sul punto di attuazione ad opera del MIUR. In particolare, la relazione Valditara dimostra come già nei lavori dell’Assemblea costituente non fosse esclusa – ma anzi, affermata con forza – la titolarità in capo alle Università di una autonomia funzionale, comprensiva anche dello stato giuridico dei professori e dei ricercatori. Ora tale autonomia funzionale, prevista dall’articolo 1 comma 2 della legge Gelmini ma ad oggi non ancora attuata, potrebbe comprender anche lo svolgimento della terza missione e dunque proprio quella interrelazione con il territorio che è caratteristica delle Anchor Institution. La relazione Valditara fornisce anche una preziosa anticipazione circa un possibile modello di decreto attuativo dell’articolo 1 comma 2 legge Gelmini che, se attuato, consentirebbe di liberare molte potenzialità finora inespresse delle Università virtuose che potrebbero riversarsi sul territorio di riferimento. In questa dialettica tra Università ed Ospedali, mediata dagli enti di governo territoriale – che potrebbe costituire un approfondimento nella prossima fase della ricerca -  i modelli europei ci mostrano che spesso il ruolo delle fondazioni private territorialmente radicate può fare la differenza sia dal punto di vista economico-finanziario sia, soprattutto, dal punto di vista della progettualità e della innovazione istituzionale. Il principale quadro normativo di riferimento per l’analisi di questi rapporti istituzionali tra Ospedali, Università e Fondazioni private dovrebbe essere la normativa europea e nazionale in materia di contratti pubblici, comprensiva non solo della disciplina sugli appalti pubblici, ma anche di tutte le forme di collaborazione pubblico-privato tra le quali il project finance e, più in generale, le concessioni. Proprio in riferimento a queste forme di collaborazione pubblico-privato nel settore sanitario, ovviamente la ricerca e l’innovazione tecnologica assumono un ruolo preponderante e anche in questo caso si propone un approccio innovativo. Sul punto, la relazione da me svolta ha esaminato le tecniche giuridiche e gestionali per il ricorso agli appalti innovativi, nelle forme dell’appalto pre-commerciale e del partenariato per l’innovazione, che pure non hanno ancora trovato attuazione diffusa in Italia, mentre in altri paesi europei sono più spesso utilizzati, come strumento alternativo e più efficiente rispetto al classico contributo pubblico alla ricerca. Essi infatti fanno leva sulla domanda pubblica, che deve comunque essere soddisfatta e che con un limitato incremento di costo può essere soddisfatta in termini innovativi. Anche in questo caso il ricorso alla comparazione può essere molto utile per analizzare le modalità procedimentali più efficienti, soprattutto se inserite in soluzioni istituzionali di collaborazione Università-Ospedale-fondazione privata a radicamento territoriale come sopra tratteggiata. Proprio in riferimento all’attività di ricerca universitaria, se combinato con la domanda di innovazione proveniente dalla pubblica amministrazione, suggerisce di combinare le due esigenze immaginando forme di collaborazione pubblico-pubblico nell’ambito dell’innovazione tecnologica. I risultati di questa seconda parte del primo anno di ricerca, se da una parte confermano la correttezza dell’impostazione iniziale circa l’analisi delle Anchor Institutions in ambito comparatistico ed italiano, dall’altra aprono scenari molto interessanti per la prosecuzione della ricerca stessa, che potrebbe a questo punto entrare in una fase più sperimentale ed operativa, anche in considerazione dell’imminente attivazione dell’autonomia funzionale universitaria prevista dall’articolo 1 comma 2 della legge Gelmini… (segue)



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