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Tra i diritti e doveri dei cittadini nei rapporti economici si trovano, in questo ordine, i diritti del lavoro, dell’iniziativa economica e della proprietà. Seguono alcune disposizioni contenenti di obbiettivi di azione dello Stato che disegnano una piccola costituzione economica: l’opzione delle nazionalizzazioni e socializzazioni (art. 43), i doveri e dall’obbligo di protezione particolare della proprietà terriera (art. 44), la protezione speciale della cooperazione e dell’artigianato (art. 45). La penultima garanzia (art. 46 Cost.) precede la tutela del “risparmio in tutte le sue forme”, come se i vantaggi della cogestione possano produrre risparmi dei lavoratori e dei gestori tali da dare luogo al “diretto indiretto investimento azionario nei grandi complessi produttivi del Paese.” (art. 47). “Ai fini della elevazione economica e sociale del lavoro e in armonia con le esigenze della produzione, la Repubblica riconosce il diritto dei lavoratori a collaborare, nei modi e nei limiti stabiliti dalle leggi, alla gestione delle aziende.” Si tratta di una disposizione che attua a prima vista il principio fondamentale della solidarietà, con doveri economici e sociali vuoi dei proprietari nei confronti dei lavoratori, vuoi dei lavoratori tra loro e forse anche nei confronti delle aziende (art. 2) nonché il principio fondamentale dell’eguaglianza nella parte in cui promuove la “effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, sociale ed economica del paese” (art. 3 co. 2). Tuttavia, risulta a lungo negletta dalla dottrina costituzionale, tagliata anche dai più recenti manuali di diritto del lavoro e diffidata dalle rappresentanze politiche e sindacali dei lavoratori. Può considerarsi forse troppo tedesca, anzi weimariana, forse attuata solo tramite l’integrazione sovranazionale, certamente minacciata dagli effetti della globalizzazione. Al fine di ricostruire e valutarne le difficoltà e prospettive di attuazione o abbandono, anche di riforma o cancellazione, questo contributo propone un esperimento di interpretazioni alternative supportate da argomenti storici e comparativi. La prima lettura sarà una rivisitazione della genealogia che evidenzia la volontà e le difficoltà dei padri costituenti di superare l’ideologia e le istituzioni fasciste (2.). La seconda sarà un’interpretazione neorealista mortificante, (3.), la terza un’interpretazione neoidealista (4.), la conclusione un’interpretazione critica e modesta (5.)… (segue)
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